Nel Piceno e nel fermano , ma sospettiamo in altre parti di Italia, una sedicente società ANVIOS (intestata ad egiziani) e con sede in Sesto Sangiovanni (MI) , nella persona di un tale Sig. Manzoni Alberto, ha largamente ordinato a diverse aziende vitivinicole vini di pregio e olio di qualità non provvedendo al pagamento e in alcuni casi fornendo assegni falsi. Poichè siamo a conoscenza che queste persone in loco hanno truffato almeno 4-5 aziende (con nomi di società anche diversi) , vi invitiamo ad ESIGERE pagamento anticipato su ogni ordine sospetto che dovesse arrivarvi e assolutamente tramite IL SOLO BONIFICO BANCARIO.
Le persone danneggiate si sono già rivolte alle autorità.
Azienda Agricola Fiorano- organic winery and natural wines-Agritourism in Le Marche
giovedì 13 dicembre 2012
ATTENZIONE ALLA TRUFFA ANVIOS!!!!!!!!!!!!
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mercoledì 12 dicembre 2012
FIORANO PREMIATA CON UN IMPORTANTE RICONOSCIMENTO INTERNAZIONALE PER IL SUO OLIO EXTRAV.
Dopo il successo riscontrato dalla nostra produzione vinicola che ha
visto premiati con la medaglia d’oro e con la
menzione speciale il vino
Docg Offida Pecorino “Donna Orgilla 2011”
nel concorso nazionale BIODIVINO
2012 e nel concorso nazionale BIOL Wine 2012, con la menzione
speciale BIOL Wine 2012 il Rosso Piceno Sup. “Terre di Giobbe 2009” e con il diploma
assegnato lo scorso 30 novembre a Roma
al Sangiovese FIORANO 2011
dalla guida BEREBENE –vini al
di sotto dei 10 euro- del Gambero Rosso, ora FIORANO si appresta a ricevere il prossimo 16 dicembre al Westin
Excelsior Hotel di Roma, l’ambitissimo riconoscimento assegnato dalla più completa guida internazionale degli olii extravergine d’oliva “FLOS OLEI 2013” scritta in italiano e inglese, il premio “THE BEST 20” , quale riconoscimento di qualità alle 20 migliori aziende nel mondo
per la costanza nella produzione di
olio extravergine d’oliva. Il premio conferma il riconoscimento che FIORANO ha appena conseguito lo scorso 25 novembre a
Fano nell’ambito del 13° concorso regionale per gli olii extravergini d’oliva OLEA –L’oro delle Marche- con ben due premi- 4 GOCCE D’ORO, sia per
l’olio-tipologia blend sia per il monovarietale da oliva tenera ascolana.
Che dire, siamo molto contenti!!
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giovedì 6 settembre 2012
Scuola di Cucina a FIORANO
Cooking class- Scuola di cucina dal 22 al 29 settembre a Fiorano, con soggiorno in agriturismo min 4 notti. Imparerete a cucinare le famose olive fritte all'ascolana, a fare deliziosi manicaretti marchigiani usando prodotti di Fiorano e del territorio. Possibilità di partecipare anche alla vendemmia di montepulciano e sangiovese. Ultimi posti disponibili. Contattateci per conoscere costi e modalità!
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BIOFESTIVAL AIAB a GROTTAMMARE
Saremo a BIOFESTIVAL NAZIONALE di AIAB che si terrà dal 7 al 9 settembre a Grottammare. Sabato pomeriggio 8 , parteciperemo ad un interessante convegno sul vinoi biologico con altri produttori. Offriremo nell'occasione un interessanto BIO Happy Hour!!
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sabato 25 agosto 2012
Last minute di fine estate in agriturismo romantico
ultimissime disponibilità dal 25 agosto ai primi di settembre per soggiorno in agriturismo situato in piena campagna, tra uliveti e vigneti biologici dell'azienda agricola, a soli 15 km dal mare Bandiera Blu di San benedetto del Tronto e Grottammare. Trattamento B&B a partire da 35 euro/persona/giorno. Soggiorno minimo 3 notti. Approfittatene!!!
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mercoledì 1 agosto 2012
Offertissima soggiorno in agriturismo 7-11 agosto vicino al mare
Incredibile last minute soggiorno in agriturismo FIORANO dal 7 agosto al 11 agosto (4 notti), trattamento B&B, a soli 15 km dal mare Bandiera Blu di Grottammare e San Benedetto del Tronto, a solo 1 ora dal mare del Conero e in prossimità dei centri d'arte di Ascoli Piceno, Offida, Fermo, Ripatransone. Solo 150 euro/persona! Approfitta di questa offerta!!!
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lunedì 9 luglio 2012
L’AZIENDA VINICOLA BIOLOGICA FIORANO VINCE LA MEDAGLIA D’ORO NAZIONALE PER IL VINO BIOLOGICO OFFIDA PECORINO DOCG “DONNA ORGILLA”
Da "il Mascalzone.it"
Le commissioni di
degustazione nazionale del premio Biodivino 2012, quest’anno giunto alla
nona edizione, si sono
riunite a Lamezia Terme lo scorso maggio
per valutare tra più di 1.300 vini biologici nazionali i migliori vini bio
d’Italia. Le medaglie d’oro assegnate
sono state 7, quelle d’argento 51 e 48 le menzioni speciali. Tra le medaglie
d’oro, spicca , unica azienda delle Marche , L’AZIENDA BIOLOGICA FIORANO di
Cossignano (AP) che ha visto premiato il proprio Pecorino DOCG “Donna Orgilla” 2011.
La premiazione avverrà a Roma in Campidoglio il 9
luglio prossimo, alla presenza del presidente di Città del Bio Claudio
Serafini, del direttore Ignazio Garau e di rappresentanti delle istituzioni
locali e nazionali. Da segnalare che i vini premiati con la medaglia d’oro
vedranno anche un altro importante riconoscimento, ricevendo infatti anche il premio “Selezione del
Sindaco”, ad indicare lo stretto
rapporto della qualità agroalimentare con il territorio. A riceverlo ci
sarà il Sindaco di Cossignano Roberto De Angelis che presenzierà insieme ai proprietari di
Fiorano alla premiazione. L’azienda
Fiorano è una giovane realtà del piceno
che già da tempo si è imposta all’attenzione del pubblico e degli addetti ai
lavori per la qualità della sua produzione vinicola completamente biologica e in particolar modo
per la sua fresca e netta interpretazione del vitigno autoctono Pecorino, molto apprezzato in Italia e all’estero.
Già negli anni passati l’azienda ha visto riconosciuti i propri sforzi
produttivi attraverso numerose segnalazioni, non ultime quelle di Slow Wine che
ha premiato il Pecorino come “Vino Slow
“, unitamente ad altri premi nazionali ed internazionali, sia in ambito
biologico che convenzionale.
Il premio “BiodiVino 2012” a FIORANO assume
particolare importanza proprio nell'anno in cui nasce ufficialmente il
vino biologico a livello europeo con l’entrata in vigore del
regolamento di esecuzione n. 203/12 della Commissione europea, che chiarisce
quale caratteristiche debba avere il vino per fregiarsi del logo comunitario. Dopo
anni di confronti non esisterà più la contraddizione della dicitura “vino da
uve biologiche” che poneva l'accento tra materia prima ricavata con
coltivazioni esenti da fitofarmaci di sintesi (uve biologiche) e prodotto
ottenuto con tecniche convenzionali (vino). La nuova legge premierà solo le aziende che hanno nel tempo seguito disciplinari rigidi di
trasformazione delle uve e di vinificazione rispettosa dell’ambiente e della
salute dell’uomo e solo queste potranno fregiarsi del logo biologico europeo.
BiodiVino 2012, la manifestazione nazionale dedicata ai vini biologici e biodinamici ha decretato i suoi vincitori.

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venerdì 29 giugno 2012
Offerta estate agriturismo Marche FIORANO, a pochi km dal Mare!!
PRENOTA ORA LA TUA ESTATE !! Ultime disponibilità di soggiorno per l'estate presso l'agriturismo Fiorano, vicino al mare Adriatico"Bandiera Blu" di San Benedetto del Tronto e Grottammare. Trattamento di B&B molto curato, atmosfera di charme e relax sulle colline picene. Azienda vinicola biologica, vini DOC e DOCG . Possibili degustazioni e visite della tenuta. Chiedici le disponibilità e i prezzi.!
mercoledì 28 marzo 2012
Degustazione A Parigi vini FIORANO
Saremo il prossimo 2 aprile a Parigi per presentare i vini dell'azienda. Vi aspettiamo all'evento al Comptoir General,80, Quai de Jemmapes.
Nous serons le 2 Avril à Paris pour présenter les vins. Nous nous attendons à l'événement à l'Assemblée générale Comptoir, 80, quai de Jemmapes.
We will be on 2 April in Paris for a wine tasting. We wait for you at the Comptoir General, 80, Quai de Jemmapes
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lunedì 13 febbraio 2012
La neve non ci dà tregua
Va bene, è inverno, e un pò di neve non guasta. Idrata la terra, da troppo tempo asciutta; idrata le piante, che hanno conosciuto il sole fino alla fine di gennaio. Però questa quantità è stata davvero difficile da gestire e per un così lungo periodo. Ma è la natura, bellezza e ora..aspettiamo il disgelo
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martedì 31 gennaio 2012
Video di Fiorano commissionato dalla provincia di Ascoli Piceno
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mercoledì 25 gennaio 2012
Verticale Rosso Piceno Superiore "TERRE DI GIOBBE"
Un grande evento ci aspetta sabato 28 gennaio 2012 a Fiorano: la prima verticale del nostro Rosso Piceno Superiore "Terre di Giobbe" , a partire dal 2003 sino al 2009 (non ancora in commercio ma già imbottigliato) .7 splendide annate , diverse tra loro , ma affascinanti tutte, ognuna con qualche storia da raccontare. Alla presenza della ristretta cerchia dei nostri invitati, dei nostri enologi e agronomi, e del blogger -fotografo-giornalista Mauro Fermariello , andremo a raccontare una lunga storia enologica fatta di sperimentazioni, di idee, di scoperte, di rispetto per il vino.
Vi racconteremo !
Vi racconteremo !
Degustazione de "IL MIO VINO" 2012 del Pecorino DOC "DONNA ORGILLA"
Giallo paglierino brillante con una sfumatura verde chiaro. Profumo di grande intensità e fragranza, con note fruttate di pesca, floreali di biancospino e sfumature che ricordano erbe aromatiche come alloro e timo. In bocca è secco, morbido,corposo, con una giusta acidità che dà equilibrio e freschezza. Il finale è fruttato,pesca e ananas, e di grande persistenza
con leggere sfumature di mandorla ed erbe aromatiche. In sintesi un grande vino di notevole personalità e carattere, con ampio bouquet ed equilibrio in bocca. Servire alla temperatura di 10-12 gradi in bicchieri dall'imboccatura di 5 centimetri di diametro. Si abbina bene a piatti della tradizione marchigiana come le olive all'ascolana, il brodetto di pesce e in generale tutte le zuppe di pesce.
con leggere sfumature di mandorla ed erbe aromatiche. In sintesi un grande vino di notevole personalità e carattere, con ampio bouquet ed equilibrio in bocca. Servire alla temperatura di 10-12 gradi in bicchieri dall'imboccatura di 5 centimetri di diametro. Si abbina bene a piatti della tradizione marchigiana come le olive all'ascolana, il brodetto di pesce e in generale tutte le zuppe di pesce.
Offida Doc Pecorino“Donna Orgilla” 2010 Fiorano
voto 8.9/10 - 10,50 €
con leggere sfumature di mandorla ed erbe aromatiche. In sintesi un grande vino di notevole personalità e carattere, con ampio bouquet ed equilibrio in bocca. Servire alla temperatura di 10-12 gradi in bicchieri dall'imboccatura di 5 centimetri di diametro. Si abbina bene a piatti della tradizione marchigiana come le olive all'ascolana, il brodetto di pesce e in generale tutte le zuppe di pesce.
con leggere sfumature di mandorla ed erbe aromatiche. In sintesi un grande vino di notevole personalità e carattere, con ampio bouquet ed equilibrio in bocca. Servire alla temperatura di 10-12 gradi in bicchieri dall'imboccatura di 5 centimetri di diametro. Si abbina bene a piatti della tradizione marchigiana come le olive all'ascolana, il brodetto di pesce e in generale tutte le zuppe di pesce.
Offida Doc Pecorino“Donna Orgilla” 2010 Fiorano
voto 8.9/10 - 10,50 €
MARCHE
Cossignano (Ap)
Tel. 0735.98446
info@agrifiorano.it
www.agrifiorano.it
vitigni: pecorino 100%
gradazione alcolica: 14°
da bere adesso fino al 2014
Cossignano (Ap)
Tel. 0735.98446
info@agrifiorano.it
www.agrifiorano.it
vitigni: pecorino 100%
gradazione alcolica: 14°
da bere adesso fino al 2014
martedì 10 gennaio 2012
Difenderemo i piccoli produttori ma guerra totale ai furbetti del cibo-I contadini non vanno a Cortina con i Suv
da LaRepubblica del 09 gennaio 2012 — pagina 22 sezione: CRONACA
ROMA - Guerra ai furbetti del cibo («il caso-olio che avete denunciatoè emblematico»). Ridare ossigeno ai produttori schiacciati dalle fauci della grande distribuzione e, adesso, anche dalla pressione del fisco. Salvare le aziende agricole, «patrimonio del Paese». E ancora: rilancio dell' ippica, fermezza sulle quote latte («anche a rate, ma devono pagarle tutti»), fondi europei di sostegno. Il ministro delle Politiche agricole, Mario Catania, anticipa a Repubblica le priorità della sua azione di governo per il 2012. L' inizio anno non appare in discesa: la nuova tassazione per terreni agricoli e fabbricati rurali sta mettendo in allarme i produttori. Che cosa pensa? «Opporsi, in un momento nel quale ognuno ha il dovere di fare la sua parte, è difficile. Ma lo sforzo chiesto al settore è troppo pesante. La stima fatta da Coldiretti - 1 miliardo - mi sembra attendibile. È una mazzata, anche perché il comparto agricolo era già in sofferenza. Parliamo di un settore dove il reddito medio degli addetti è inferiore alla media di tutti gli altri. I contadini non vanno a Cortina coi suv. Ma chi li sfrutta, magari sì». Vuole dire che i produttori non sono pagati come dovrebbero? «Sì. Rispetto ai colleghi europei i nostri hanno sempre più difficoltà a essere remunerati. È una delle partite sulle quali ci stiamo battendo a Roma. La grande distribuzione strozza chi produce le derrate alimentari. Bisogna fare funzionare meglio la filiera». In che modo? «Il fronte Bruxelles per la riforma Pac (politica agricola comune) è fondamentale: vuol dire 5,5 miliardi di sostegno per gli agricoltori italiani. Più una serie di nuove norme su etichettature e trasparenza nella tracciabilità dei prodotti. Renderemo più dura la vita ai furbetti del cibo». Che intanto continuano a fare affari. «È una guerra senza fine, l' unica cosa da fare è lavorare. Rispetto a 20 anni fa, quando non c' era nessuna normativa comunitaria in materia, oggi buona parte della filiera agroalimentare è tracciabile. Abbiamo vinto la resistenza delle lobby industriali a Bruxelles. Ma bisogna fare di più. Nel serbatoio dei taroccatori c' è di tutto: dal falso diretto e evidente, a forme più subdole di inganno. Tipo quelle di certi industriali che acquistano il prodotto all' estero e poi lo vendono come made in Italy». È quello che fanno i signori dell' olio con il business delle miscele. «Ho seguito con attenzione l' inchiesta di Repubblica. Premesso che non è una pratica illecita ma una speculazione antipatica che inganna chi acquista, questo meccanismo delle miscele non mi piace. Il grande danneggiato è il produttore. L' olio italiano è il migliore del mondo. Il paradosso è che non ne produciamo abbastanza: ci manca un buon 20% per coprire il fabbisogno nazionale. E quindi i nostri imprenditori che cosa fanno? Mischiano e ci marciano sopra. Così schiaccianoi prezzi,e colpiscono il produttore. Difendendo quest' ultimo noi difendiamo anche il consumatore». Standoa un' indagine del Corpo Forestale dello Stato e della Guardia di finanza, tra i furbetti dell' olio extravergine ci sarebbero anche marchi molto noti. «Sulle indagini in corso non posso dire nulla, ma quello che a noi interessa è rendere pienamente tracciabile l' origine dell' olio, così come di tutti gli altri prodotti agroalimentari. Solo così possiamo stanarei furbi». Il caso dell' olio taroccatoè arrivato in Cina e le autorità doganali hanno bloccato le importazioni italiane. È preoccupato? «Spero che la questione si risolva. Anche nell' interesse delle aziende che si sono buttate sul mercato cinese e che producono vero extravergine. Ma anche dobbiamo stare attenti alle importazioni. Penso ai nuovi vasi di mozzarella blu: hanno origine dall' estero. Vigileremo meglio sulle cagliate e il latte che arrivano da fuori». Torniamo alle aziende agricole. Che cosa ha in mente per salvarle dalla morsa della grande distribuzionee dalle contorsioni del mercato? «Oltre che produrre eccellenze italiane, le imprese agricole creano e curano il paesaggio rurale del nostro Paese. Sono i pittori di un quadro che attira ogni anno milioni di turisti. È possibile che gli unici a non guadagnarci siano proprio i produttori? Vanno sostenuti con contributi comunitari (tutti i 2,4 miliardi di PSR - programmi di sviluppo rurale - concessi alle Regioni sono stati erogati e utilizzati, ndr) e incentivati a lavorare senza ricorrere alla manodopera in nero». L' agricoltura è uno dei settori con le percentuali più alte di addetti irregolari. E tra i più falcidiati dagli infortuni sul lavoro. Che fare? «Aumentare i controlli e semplificare la normativa per le aziende. Di questo punto parlerò con la Fornero. Sconfiggere il lavoro nero è una battaglia di civiltà». C' è un' altra battaglia: il salvataggio dell' ippica. Come pensate di rilanciarla? «Aprirò un tavolo con l' Economia per favorire un regime differenziato delle scommesse ippiche e un prelievo fiscale ad hoc peri gestori. Poi bisogna ricostruire l' appeal delle corse: gare di qualità, controlli più rigidi su doping e puntate. Ridaremo credibilità all' ippica. E le corse resteranno in Italia».
ROMA - Guerra ai furbetti del cibo («il caso-olio che avete denunciatoè emblematico»). Ridare ossigeno ai produttori schiacciati dalle fauci della grande distribuzione e, adesso, anche dalla pressione del fisco. Salvare le aziende agricole, «patrimonio del Paese». E ancora: rilancio dell' ippica, fermezza sulle quote latte («anche a rate, ma devono pagarle tutti»), fondi europei di sostegno. Il ministro delle Politiche agricole, Mario Catania, anticipa a Repubblica le priorità della sua azione di governo per il 2012. L' inizio anno non appare in discesa: la nuova tassazione per terreni agricoli e fabbricati rurali sta mettendo in allarme i produttori. Che cosa pensa? «Opporsi, in un momento nel quale ognuno ha il dovere di fare la sua parte, è difficile. Ma lo sforzo chiesto al settore è troppo pesante. La stima fatta da Coldiretti - 1 miliardo - mi sembra attendibile. È una mazzata, anche perché il comparto agricolo era già in sofferenza. Parliamo di un settore dove il reddito medio degli addetti è inferiore alla media di tutti gli altri. I contadini non vanno a Cortina coi suv. Ma chi li sfrutta, magari sì». Vuole dire che i produttori non sono pagati come dovrebbero? «Sì. Rispetto ai colleghi europei i nostri hanno sempre più difficoltà a essere remunerati. È una delle partite sulle quali ci stiamo battendo a Roma. La grande distribuzione strozza chi produce le derrate alimentari. Bisogna fare funzionare meglio la filiera». In che modo? «Il fronte Bruxelles per la riforma Pac (politica agricola comune) è fondamentale: vuol dire 5,5 miliardi di sostegno per gli agricoltori italiani. Più una serie di nuove norme su etichettature e trasparenza nella tracciabilità dei prodotti. Renderemo più dura la vita ai furbetti del cibo». Che intanto continuano a fare affari. «È una guerra senza fine, l' unica cosa da fare è lavorare. Rispetto a 20 anni fa, quando non c' era nessuna normativa comunitaria in materia, oggi buona parte della filiera agroalimentare è tracciabile. Abbiamo vinto la resistenza delle lobby industriali a Bruxelles. Ma bisogna fare di più. Nel serbatoio dei taroccatori c' è di tutto: dal falso diretto e evidente, a forme più subdole di inganno. Tipo quelle di certi industriali che acquistano il prodotto all' estero e poi lo vendono come made in Italy». È quello che fanno i signori dell' olio con il business delle miscele. «Ho seguito con attenzione l' inchiesta di Repubblica. Premesso che non è una pratica illecita ma una speculazione antipatica che inganna chi acquista, questo meccanismo delle miscele non mi piace. Il grande danneggiato è il produttore. L' olio italiano è il migliore del mondo. Il paradosso è che non ne produciamo abbastanza: ci manca un buon 20% per coprire il fabbisogno nazionale. E quindi i nostri imprenditori che cosa fanno? Mischiano e ci marciano sopra. Così schiaccianoi prezzi,e colpiscono il produttore. Difendendo quest' ultimo noi difendiamo anche il consumatore». Standoa un' indagine del Corpo Forestale dello Stato e della Guardia di finanza, tra i furbetti dell' olio extravergine ci sarebbero anche marchi molto noti. «Sulle indagini in corso non posso dire nulla, ma quello che a noi interessa è rendere pienamente tracciabile l' origine dell' olio, così come di tutti gli altri prodotti agroalimentari. Solo così possiamo stanarei furbi». Il caso dell' olio taroccatoè arrivato in Cina e le autorità doganali hanno bloccato le importazioni italiane. È preoccupato? «Spero che la questione si risolva. Anche nell' interesse delle aziende che si sono buttate sul mercato cinese e che producono vero extravergine. Ma anche dobbiamo stare attenti alle importazioni. Penso ai nuovi vasi di mozzarella blu: hanno origine dall' estero. Vigileremo meglio sulle cagliate e il latte che arrivano da fuori». Torniamo alle aziende agricole. Che cosa ha in mente per salvarle dalla morsa della grande distribuzionee dalle contorsioni del mercato? «Oltre che produrre eccellenze italiane, le imprese agricole creano e curano il paesaggio rurale del nostro Paese. Sono i pittori di un quadro che attira ogni anno milioni di turisti. È possibile che gli unici a non guadagnarci siano proprio i produttori? Vanno sostenuti con contributi comunitari (tutti i 2,4 miliardi di PSR - programmi di sviluppo rurale - concessi alle Regioni sono stati erogati e utilizzati, ndr) e incentivati a lavorare senza ricorrere alla manodopera in nero». L' agricoltura è uno dei settori con le percentuali più alte di addetti irregolari. E tra i più falcidiati dagli infortuni sul lavoro. Che fare? «Aumentare i controlli e semplificare la normativa per le aziende. Di questo punto parlerò con la Fornero. Sconfiggere il lavoro nero è una battaglia di civiltà». C' è un' altra battaglia: il salvataggio dell' ippica. Come pensate di rilanciarla? «Aprirò un tavolo con l' Economia per favorire un regime differenziato delle scommesse ippiche e un prelievo fiscale ad hoc peri gestori. Poi bisogna ricostruire l' appeal delle corse: gare di qualità, controlli più rigidi su doping e puntate. Ridaremo credibilità all' ippica. E le corse resteranno in Italia».
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LA VENDEMMIA ITALIANA UCCISA DALLA BUROCRAZIA
09 gennaio 2012 — LaRepubblica- Di Carlo Petrini
Il mondo del vino è giunto al limite della sopportazione. Al calo dei consumi, alla crescita della concorrenza mondiale, agli effetti della crisi economica sulla classe media, i viticoltori italiani devono aggiungere una pressione burocratica che pesa oggi come mai in passato. Paradossalmente, per loro è la burocrazia a ubriacare. Quello del vino è un settore su cui si concentrano controlli e soprattutto adempimenti di varia natura in misura superiore a ogni altro comparto del settore agroalimentare. E questo stato di cose non può più continuare per due ordini di ragioni: primo, perché pretendere dall' industria e dal vigneron gli stessi adempimenti può diventare la peggiore ingiustizia e, secondo, perché la ragione di molte scartoffie è venuta meno, ma sono rimasti chili di moduli, da compilare, spesso, attraverso consulenti, associazioni di categoria e "professionisti" variamente interessati. Per arrivare a tappare la sua bottiglia di vino doc, un viticoltore deve fare richiesta per poter piantare, subire la verifica di ciò che ha piantato e quindi iscrivere la vigna all' albo. Dopo la fatica e l' investimento, dopo tre anni di coltivazione (e sperando che la grandine, la peronospora e la flavescenza stiano sempre lontane), finalmente arriva la prima vendemmia. E con essa, la prima denuncia di produzione all' organismo di controllo, la prima compilazione del registro di vinificazione (su cui si scrive almeno mezza dozzina di volte ogni anno, per ogni vino, con colonne, conti e riporti). Poi c' è il registro di carico e scarico; quindi il registro di imbottigliamento e, naturalmente, bisogna acquistare le fascette, chiedere il parere di imbottigliamento, mandare il vino in degustazione e attenderne il responso. Una pletora di attività richieste, fra le quali non è più facile distinguere le molte cose inutili dalle poche utili. Immagino l' obiezione: i controlli sono la garanzia del consumatore. Allentarli può far tornare i tempi bui del metanolo. Non sono d' accordo. Quello che sembra buon senso, in realtà, manifesta una certa ignoranza e soprattutto non vede che tutta questa burocrazia pesa in modo assai diverso per le aziende dei vignaioli, producteurs et récoltants si direbbe in Francia, rispetto alle grandi aziende che basano la propria attività sul commercio di vini. Intanto, lo scandalo del metanolo fu scatenato da chi non aveva mai fatto una vendemmia e tuttavia produceva ogni anno un vino sempre uguale, nel grado e nella mediocrità. In secondo luogo, registri e bolle c' erano già tutti al tempo dello scandalo e non lo evitarono né salvarono vite. Chi desidera impiantare un' impresa che guadagni sul vino, magari senza avere nulla a che fare con l' uva, non si spaventa certo della burocrazia, anzi, è spesso formalmente più "in regola" di qualunque viticoltore che, tra lavori di campagna e di cantina, ha poche risorse sue da dedicare alle scartoffie e manca dei margini per pagare del personale che si occupi di esse. Il fatto che la legge della burocrazia sia uguale per tutti si traduce così in una regolarità formale per aziende che operano con logiche industriali, che spalmano i costi della segretaria dedicata su milioni di bottiglie o li recuperano commercializzando prodotti mediocri, mentre diventa la spada di Damocle della costante irregolarità formale, sulla testa dei vignaioli veri. Dunque tutte quelle pratiche (quanta ironia in questo nome) non assicurano la regolarità sostanziale di quelle aziende. E cosa ci dicono della sostenibilità umana e ambientale del loro modo di lavorare? Cosa della qualità di quei vini? Se da vent' anni la critica enologica tributa i giusti allori alle produzioni di taglia artigianale, fino ad arrivare ai quasi paradossali vins de garage, siamo dinanzi a un fatto: le bottiglie più premiate e lo stesso prestigio enologico di un Paese vengono da chi ha le maggiori difficoltà a sostenere il peso della burocrazia. È giunto il tempo, allora, di chiederci cosa è giusto, non solo cosa è legale. E in un contesto globale, con sistemi economici che mettono in competizione il mondo intero, è doveroso riflettere: con quale faccia imponiamo ai nostri viticoltori di competere con chi ha a che fare con meno della metà dei controlli e dei controllori (come in Francia) e con chi non ha nemmeno un decimo dei suoi adempimenti (come nel Nuovo Mondo, in Australia o in Cina). Serve davvero segnare ogni travaso in cantina su un registro che, aperto, non sta nemmeno tutto sul tavolo? Davveroè ancora necessario tracciare ogni chilo di feccia che resta sul fondo di una vasca, per evitare che qualcuno lo distilli clandestinamente? Bisogna distinguere per non commettere le peggiori ingiustizie: se i grandi produttori industriali possono continuare come oggi, ai piccoli, ai vignaioli che trasformano le proprie uve o poco più, non deve restare, degli adempimenti attuali, che il dovere di una dichiarazione delle uve vendemmiate e del vino prodotto, corredato dell' indicazione dei trattamenti enologici che i regolamenti europei prevedono siano registrati. Il potere politico ha l' opportunità di fare questa liberalizzazione e, a mio avviso, ha il dovere di concentrare tutte le funzioni di controllo in un unico organo cui fare riferimento. Sì perché, oggi, gli interlocutori della cantina sono Comune, Provincia, Regione, Asl, Icq (ex repressione frodi), Camera di Commercio, Valoritalia, senza contare le forze di polizia (che sono comunque quattro, a loro volta). E alcune di queste istituzioni interagiscono con le cantine attraverso uffici diversi, che spesso comunicano assai poco fra loro. Si camminano più i corridoi che le vigne, prendendo a prestito un' espressione di Veronelli. Tutto questo stato di cose si traduce in una difficoltà iniqua, per chi voglia condurre un' attività a misura d' uomo e di ambiente, perché aggiunge pensierie costi alla fatica, agli incerti atmosferici, al mercato sempre più affollato. E se penso che tanti ostacoli diventano un deterrente ulteriore, per un giovane che voglia iniziare l' attività agricola, sostengo con ancor maggior forza che il mondo del vino non solo non può più permettersi questo stato di cose, ma, quel che è peggio, rischia di non sopravvivergli. - CARLO PETRINI
Il mondo del vino è giunto al limite della sopportazione. Al calo dei consumi, alla crescita della concorrenza mondiale, agli effetti della crisi economica sulla classe media, i viticoltori italiani devono aggiungere una pressione burocratica che pesa oggi come mai in passato. Paradossalmente, per loro è la burocrazia a ubriacare. Quello del vino è un settore su cui si concentrano controlli e soprattutto adempimenti di varia natura in misura superiore a ogni altro comparto del settore agroalimentare. E questo stato di cose non può più continuare per due ordini di ragioni: primo, perché pretendere dall' industria e dal vigneron gli stessi adempimenti può diventare la peggiore ingiustizia e, secondo, perché la ragione di molte scartoffie è venuta meno, ma sono rimasti chili di moduli, da compilare, spesso, attraverso consulenti, associazioni di categoria e "professionisti" variamente interessati. Per arrivare a tappare la sua bottiglia di vino doc, un viticoltore deve fare richiesta per poter piantare, subire la verifica di ciò che ha piantato e quindi iscrivere la vigna all' albo. Dopo la fatica e l' investimento, dopo tre anni di coltivazione (e sperando che la grandine, la peronospora e la flavescenza stiano sempre lontane), finalmente arriva la prima vendemmia. E con essa, la prima denuncia di produzione all' organismo di controllo, la prima compilazione del registro di vinificazione (su cui si scrive almeno mezza dozzina di volte ogni anno, per ogni vino, con colonne, conti e riporti). Poi c' è il registro di carico e scarico; quindi il registro di imbottigliamento e, naturalmente, bisogna acquistare le fascette, chiedere il parere di imbottigliamento, mandare il vino in degustazione e attenderne il responso. Una pletora di attività richieste, fra le quali non è più facile distinguere le molte cose inutili dalle poche utili. Immagino l' obiezione: i controlli sono la garanzia del consumatore. Allentarli può far tornare i tempi bui del metanolo. Non sono d' accordo. Quello che sembra buon senso, in realtà, manifesta una certa ignoranza e soprattutto non vede che tutta questa burocrazia pesa in modo assai diverso per le aziende dei vignaioli, producteurs et récoltants si direbbe in Francia, rispetto alle grandi aziende che basano la propria attività sul commercio di vini. Intanto, lo scandalo del metanolo fu scatenato da chi non aveva mai fatto una vendemmia e tuttavia produceva ogni anno un vino sempre uguale, nel grado e nella mediocrità. In secondo luogo, registri e bolle c' erano già tutti al tempo dello scandalo e non lo evitarono né salvarono vite. Chi desidera impiantare un' impresa che guadagni sul vino, magari senza avere nulla a che fare con l' uva, non si spaventa certo della burocrazia, anzi, è spesso formalmente più "in regola" di qualunque viticoltore che, tra lavori di campagna e di cantina, ha poche risorse sue da dedicare alle scartoffie e manca dei margini per pagare del personale che si occupi di esse. Il fatto che la legge della burocrazia sia uguale per tutti si traduce così in una regolarità formale per aziende che operano con logiche industriali, che spalmano i costi della segretaria dedicata su milioni di bottiglie o li recuperano commercializzando prodotti mediocri, mentre diventa la spada di Damocle della costante irregolarità formale, sulla testa dei vignaioli veri. Dunque tutte quelle pratiche (quanta ironia in questo nome) non assicurano la regolarità sostanziale di quelle aziende. E cosa ci dicono della sostenibilità umana e ambientale del loro modo di lavorare? Cosa della qualità di quei vini? Se da vent' anni la critica enologica tributa i giusti allori alle produzioni di taglia artigianale, fino ad arrivare ai quasi paradossali vins de garage, siamo dinanzi a un fatto: le bottiglie più premiate e lo stesso prestigio enologico di un Paese vengono da chi ha le maggiori difficoltà a sostenere il peso della burocrazia. È giunto il tempo, allora, di chiederci cosa è giusto, non solo cosa è legale. E in un contesto globale, con sistemi economici che mettono in competizione il mondo intero, è doveroso riflettere: con quale faccia imponiamo ai nostri viticoltori di competere con chi ha a che fare con meno della metà dei controlli e dei controllori (come in Francia) e con chi non ha nemmeno un decimo dei suoi adempimenti (come nel Nuovo Mondo, in Australia o in Cina). Serve davvero segnare ogni travaso in cantina su un registro che, aperto, non sta nemmeno tutto sul tavolo? Davveroè ancora necessario tracciare ogni chilo di feccia che resta sul fondo di una vasca, per evitare che qualcuno lo distilli clandestinamente? Bisogna distinguere per non commettere le peggiori ingiustizie: se i grandi produttori industriali possono continuare come oggi, ai piccoli, ai vignaioli che trasformano le proprie uve o poco più, non deve restare, degli adempimenti attuali, che il dovere di una dichiarazione delle uve vendemmiate e del vino prodotto, corredato dell' indicazione dei trattamenti enologici che i regolamenti europei prevedono siano registrati. Il potere politico ha l' opportunità di fare questa liberalizzazione e, a mio avviso, ha il dovere di concentrare tutte le funzioni di controllo in un unico organo cui fare riferimento. Sì perché, oggi, gli interlocutori della cantina sono Comune, Provincia, Regione, Asl, Icq (ex repressione frodi), Camera di Commercio, Valoritalia, senza contare le forze di polizia (che sono comunque quattro, a loro volta). E alcune di queste istituzioni interagiscono con le cantine attraverso uffici diversi, che spesso comunicano assai poco fra loro. Si camminano più i corridoi che le vigne, prendendo a prestito un' espressione di Veronelli. Tutto questo stato di cose si traduce in una difficoltà iniqua, per chi voglia condurre un' attività a misura d' uomo e di ambiente, perché aggiunge pensierie costi alla fatica, agli incerti atmosferici, al mercato sempre più affollato. E se penso che tanti ostacoli diventano un deterrente ulteriore, per un giovane che voglia iniziare l' attività agricola, sostengo con ancor maggior forza che il mondo del vino non solo non può più permettersi questo stato di cose, ma, quel che è peggio, rischia di non sopravvivergli. - CARLO PETRINI
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domenica 8 gennaio 2012
"PASQUELLA" a FIORANO
Ecco a voi il resoconto molto in piccolo e in video della visita dei "Pasquaroli" del Trivio di Ripatransone presso Fiorano lo scorso 27 dicembre 2011. Un gruppo di amici ripropone di anno in anno una usanza molto antica che si perpetua ancora nel piceno, quella dell PASQUELLA: In pratica, subito dopo Natale e prima della Pasqua, gruppi di cantori spontanei contadini giravano le case di campagna annunciando la pasqua, offrendo canzoni e augurio di buon anno in cambio di offerte di cibo . Ogni anno gli amici del Trivio ci rinnoovano questo piacere della memoria! Grazie ancora!
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